Professor Luciano D’Amico, ma che fa? Dopo aver tentato di provocare lo scontro fisico in Aula consiliare, magari per recitare la parte della vittima, ora vuole fare l’eroe “assumendosi tutta la responsabilità” dell’accaduto? Farebbe bene a prendersela per davvero, la responsabilità dell’accaduto, non a chiacchiere, perché quanto accaduto è gravissimo e inaudito. Mai nessuno prima aveva tentato di impedire lo svolgimento di una seduta. L’occupazione dell’aula è strumento vecchio e abusato di fare opposizione, ma finora era stato sempre messo in atto dagli eletti, non da una folla di manifestanti (alla quale i consiglieri hanno spalancato le porte spintonando uscieri e addetti alla vigilanza). E l’occupazione terminava regolarmente al momento della convocazione della seduta. Come inutilmente ha tentato di fare il Presidente Sospiri, invitandovi a far cessare la gazzarra, e offrendo persino la sala ipogea per non dover far liberare l’Aula dagli okkupanti. Cosa pretendeva? Che dovessimo fendere la folla ululante e berciante, magari nella speranza che un momento di tensione o una parola di troppo si trasformasse nell’incidente da diffondere in mondovisione? Con il solito circuito di report-piazzapulita-propaganda e compagnia cantando pronti a denunciare il ‘vile atto squadrista”? Forse lei sperava che io, una volta arrivato al mio seggio occupato dall’ultraottuagenaria pasionaria rossa col pugno chiuso (intervistata il giorno dopo come fosse un’eroina che aveva appena conquistato il Palazzo d’Inverno), le riservassi il trattamento che il suo compagno di partito Luciano D’Alfonso riservò alla consigliera Sara Marcozzi, poco galantemente buttata giù dalla poltrona, spintonata e strattonata fino a quando non fu fermato fisicamente nell’aggressione (ah, i “grillini” di una volta… quelli di oggi con Luciano D’Alfonso ci vanno a braccetto, dopo aver fatto carriera per un decennio raccontando di essergli “alternativi”…). Le ha detto male. Non siamo caduti nella provocazione. Abbiamo condiviso la scelta di non far sgomberare l’Aula dalle forze dell’ordine, non provocare incidenti e tenere ugualmente la seduta. Che lei e i suoi compagni avete disertato. Rifiutando il confronto. Per continuare a raccontare le vostre verità di comodo senza contraddittorio. La manifestazione è stata pacifica, come lei continua a dire facendo finta che non sia accaduto niente di male. E i giovani democratici hanno pure pulito i locali al termine. Vuole pure che gli diamo la medaglia, a questi giovanotti? A chi dovevate fare violenza, se eravate solo tra di voi? Siamo noi a non aver offerto nemmeno l’occasione che potesse compiersi un qualsiasi atto di violenza (che comunque è stato compiuto contro la vigilanza che ha provato inutilmente a fermare l’invasione dell’Aula).
Non sarà che questa improvvisa tempra da guerrigliero è solo un tentativo di guadagnare quel carisma da leader che lei fatica a farsi riconoscere dai consiglieri del suo schieramento? Gli stessi che fanno con lei il coro contro “leggi-mancia” e “sprechi”, e appena calato il sole (e spente le telecamere) la smentiscono e si attovagliano per mendicare dalla maggioranza qualche emendamento utile a “coltivare” il territorio e l’orticello elettorale? Nella sua foga da neofita, non sembra nemmeno accorgersi dei precedenti storici che grottescamente sta evocando. È riuscito nell’intento di trasformare un’aula legislativa in un “bivacco di manipoli”. “Rossi” o “neri” che siano, sempre “manipoli” sono. E come Mussolini dopo il delitto Matteotti, ora anche lei invoca e reclama a petto in fuori la “piena responsabilità” dell’accaduto, “io e io solo devo essere processato”. Solo che dalla tragedia, qui si passa alla farsa (come sempre accade in questi casi). Posso solo immaginare a parti inverse cosa sarebbe accaduto, e se io sarei ancora a piede libero a rivendicare con fierezza e baldanza d’animo l’ardimentosa giornata di lotta, come si permette di fare lei. Un antico precedente mi aiuta a dare la risposta… il 1° aprile 1993 manifestai con i ragazzi del Fronte della Gioventù contro il Parlamento degli “inquisiti” per chiedere “Elezioni subito!”. Fu una manifestazione, nei modi e nei numeri, del tutto analoga a quelle che poco tempo dopo organizzò Nanni Moretti con il suo circolo di intellettuali progressisti. Per aver manifestato un quarto d’ora fuori dal portone di Montecitorio, mi beccai qualche manganellata alla testa e una denuncia per “attentato agli organi costituzionali” (che mi costò otto anni di ritiro del passaporto prima della totale assoluzione). Per il regista famoso, coccole e applausi. Il gesto di occupare un’assemblea legislativa per tentare di impedirne lo svolgimento non è meno grave se l’Assemblea in questione è quella di un Consiglio regionale invece che la Camera dei Deputati. Se non si rende conto della gravità di quanto accaduto e da lei provocato, il problema non è mio. Io, insieme a tutta la maggioranza di centrodestra che ringrazio per l’enorme esempio di dirittura morale, responsabilità istituzionale e saldezza di nervi e di principi dimostrati in questa occasione, continuerò a svolgere il mio compito evitando di rispondere alle continue provocazioni messe in atto ad ogni occasione da chi dimostra, ancora una volta, che non sa vincere le elezioni e sa ancora meno perderle. E per questo, invece di un sereno e rispettoso confronto, preferisce cercare scorciatoie e drammatizzare lo scontro.
P.s.: a proposito della “compagnia cantante” e del coro a squarciagola che ha intonato Bella Ciao. Lei pensa di sfottermi dicendo sornione in una precedente intervista che si trattava di una canzone che potrebbe trovare il mio gradimento. Ebbene sì, la canzone mi piace. Anche musicalmente, ha un ritmo e una sonorità che la rende tra le migliori canzoni popolari e di lotta dell’epoca. La cantavano i miei nonni materni (che erano antifascisti veri durante il regime fascista, non dopo soltanto…), me la insegnò alle scuole elementari la maestra (missina e mia elettrice quando sono cresciuto) che ci faceva cantare tutto il repertorio di canzoni patriottiche e identitarie. Quelli che non mi piacciono sono coloro che la cantano “sputandola” in faccia all’avversario politico. Che se ne impadroniscono, come accade per altri “simboli” (a cominciare dalla Carta Costituzionale), facendo di un patrimonio comune una bandiera di parte, faziosa e “partigiana” nel senso deteriore del termine. Cosa l’avete cantata a fare, in quel contesto? Chi era l’invasore da cacciare, contro cui vi siete sgolati? Continuando a usarla e a strumentalizzarla in questo modo, non fate un buon servizio alla causa, non rendete merito a quella canzone e a ciò che rappresenta. La fate odiare a quella metà abbondante di italiani che non la pensa come voi. Quando lo capirete, se mai lo capirete, sarà sempre troppo tardi. Il danno di seminare odio e divisioni anche dove ci si dovrebbe e potrebbe unire, resta e produce i suoi effetti.
MARCO MARSILIO